Prevenzione dell’ambiente in situazioni di guerra
Giornata internazionale delle Nazioni Unite per la prevenzione dello sfruttamento dell’ambiente in situazioni di guerra e conflitto armato
Il 6 novembre si celebra la Giornata internazionale delle Nazioni Unite per la prevenzione dello sfruttamento dell’ambiente in situazioni di guerra e conflitto armato.
Questa Giornata fu istituita il 5 novembre 2001 dall’Assemblea Generale dell’ONU. Fu probabilmente a causa del conflitto appena scoppiato in Afghanistan (7 ottobre dello stesso anno) che l’ONU sentì l’urgenza di porre l’attenzione sul pericolo che la distruzione e lo sfruttamento degli spazi ambientali poteva rappresentare.
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MESSAGGIO
La Giornata nacque con lo scopo di sensibilizzare la società sul tema degli effetti dannosi prodotti dalla guerra e dai conflitti armati sull’ambiente. “Fra i vinti la povera gente faceva la fame. Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente”, diceva Brecht. Ma oltre alle vittime umane si trova sempre un’altra vittima nelle guerre: l’ambiente; foreste interamente abbattute o incendiate, corsi d’acqua avvelenati, campi incendiati e migliaia di animali uccisi. Spesso distruggere l’ambiente rientra nelle vere e proprie strategie militari delle fazioni in guerra. Tra i casi più eclatanti si possono citare i massacri di gorilla di montagna avvenuti durante la guerra civile in Ruanda e Congo occidentale o la distruzione di intere foreste, bruciate dal Napalm americano durante la Guerra del Vietnam.
In generale, la Giornata internazionale delle Nazioni Unite per la prevenzione dello sfruttamento dell’ambiente in situazioni di guerra e conflitto armato deve garantire la protezione dell’ecosistema per il mantenimento di una pace duratura poiché, secondo l’Onu c’è una connessione diretta tra la conservazione e la tutela delle risorse naturali e il mantenimento della pace: i danni creati alla natura hanno anche, in seguito, implicazioni economiche: metà della popolazione mondiale trova infatti la sua fonte di sostentamento nelle risorse naturali. Anzi, generalmente, i conflitti nascono i conflitti nascono proprio da una cattiva gestione e ridistribuzione del territorio avvenuta durante il periodo della decolonizzazione. Non è un caso se il 40 per cento delle guerre civili e dei conflitti interni (quasi tutti in Asia, Sudamerica e Africa) degli ultimi sessant’anni avevano come scopo l’acquisizione di territori e risorse quali diamanti, petrolio, legname e metalli (secondo il “Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite”).
COSA STA FACENDO L’ONU
“Dobbiamo usare tutti gli strumenti a nostra disposizione, dal dialogo alla diplomazia, per evitare lo sfruttamento non sostenibile delle risorse naturali e per evitare che alimentino i conflitti che destabilizzano le fragili fondamenta della pace”, ha dichiarato il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon.
A oggi, le Nazioni Unite coordinano sei agenzie e dipartimenti (UNEP, UNDP, UNHABITAT, PBSO, DPA, DESA) per aiutare i paesi a identificare e prevenire i fattori che portano alla distruzione delle risorse naturali in situazioni di guerra. Il 27 maggio 2016 le Nazioni Unite hanno adottato la “Risoluzione UNEP/EA.2/Res.15”, che ha riconosciuto l’importanza degli ecosistemi e delle risorse naturali sostenibili nel ridurre il rischio di conflitti armati e ha ribadito il suo impegno nella piena realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile elencati nell’ “Agenda 2030”.
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