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foto cane e gatto; valigia; marketing;Foto di un cane e gatto pronti a partire: gli animali ed il marketing

Giornata Internazionale Animali domestici

Il National Pet Day: l’uso dei Pet Influencer sui social e nella pubblicità

L’11 aprile si celebra la giornata mondiale degli animali domestici, o per meglio dire il #NationalPetDay.
Nato negli Stati Uniti, viene celebrato in diverse nazioni, tra cui l’Italia.
Istituito l’11 aprile 2006, il National Pet Day è stato voluto da Coleen Paige (una celebrità negli USA che poi ha istituito anche altri giorni speciali per le singole tipologie di animali) per sensibilizzare le persone ad adottare gli animali che vengono ospitati nei rifugi, nei canili e nelle pensioni dove rischiano di essere soppressi.
La legge statunitense prevede un periodo di detenzione limitata degli animali nei rifugi.
Possono essere pelosetti, a quattro zampe, piccoli bipedi, pennuti alari, ormai fanno parte della nostra vita a tal punto che lo Stato italiano ha sta trovando le risorse, negli ultimi anni, per dedicare un bonus, delle detrazioni al 19%, per la gestione e cura degli animali domestici.

Non solo sono i protagonisti delle nostre case, sono anche i protagonisti indiscussi dei nostri profili social.

Perchè il web è pieno di animali?

I social e internet in generale, sono pieni di foto, gif, meme e video di nanimali domestici.

Una prima spiegazione è l’appartenenza degli animali alla propria sfera personale e familiare; quindi come condividiamo noi le nostre cene, compleanni o feste ecco che ci pare naturale condividere le gesta dei nostri animali di casa.

Esistono infatti diversi profili Instagram che identificano animali domestici, tanto da parlare di veri e propri Pet Influencer.

Secondo diversi studi condotti sull’uso degli animali su internet si tratta di Pet Terapy, però virtuale.
Ed è questo il motivo per cui sono tanto gettonati nei contenuti social, o come mascotte pubblicitarie: aiutano le persone a distrarsi ed a rilassarsi.

Gli Animali domestici nella pubblicità e nei social

Se pensiamo agli animali come mascotte pubblicitarie ci verranno sicuramente in mente la mucca Milka, il Camaleonte dei Sofficini, il Labrador della Scottex, il Gatto Gourmet, il cane pubblicità Sky, uccellino Uliveto, e tanti altri ancora.
Utilizzare gli animali domestici in questi spot, serve per stimolare empatia nel pubblico ed a fare leva sulle sue emozioni.
Facendo leva sulle emozioni, si andrà ad alimentare la popolarità del Brand o del singolo prodotto: se ti dico quale azienda c’è dietro ad un “IPPOPOTAMO BLU”?
E dietro ad un labrador che corre con un rotolo di cartaigienica?
Come vedi funziona.

Ottenuta la popolarità del brand o del prodotto si otterrà il “il fenomeno del posizionamento” permettendo quindi al prodotto pubblicizzato di essere fissato nella mente del consumatore.
Un altro esempio molto rilevante è quello di Duolingo, l’applicazione che consente di imparare le lingue, che è riuscita a piazzarsi nel suo mercato utilizzando un gufo come mascotte.
Ad oggi è il protagonista indiscusso con il suo profilo TikTok.
Sempre restando sulla piattaforma cinese c’è un altro caso da segnalare, quello del Labrador parlante. Diventato un vero e proprio TikToker, il cane pigia dei tasti con delle parole chiave per comunicare con i propri proprietari.
Paese che vai, labrador che trovi, verrebbe da dire.

Gli animali ed il marketing

Mi viene in mente un famoso adagio del teatro che dice che se su un palco metti un bambino o un animale nessun altro attore o attrice verrà più visto in quello spettacolo.

C’è del vero un questo modo di dire: il sentimento intrinseco che prova l’uomo verso il bambino o bambina o verso l’animale sovrasta qualsiasi altra emeozione e questo nel marketing può essere un bene o un male.

Il pericolo nell’utilizzo di un animale in pubblicità sta nella sua potenza, nella sua portata emotiva.
Tanto potenziale, prevede tantissima cura nel suo utilizzo.

Facciamo un esempio.

Utilizzate un gatto per una vostra pubblicità.
I pericoli intrensiche: il gatto prende il sopravvento come esposizione e non passa il nome del brand op del prodotto.
Pericoli estrinsechi: il gatto diventa popolare ma poi gli succede qualcosa al di fuori della pubblicità, per esempio si ammala (senza cercare eventi tragici) e questo porta ad un sentimento di depressione nel suo pubblico che si riversa sul brand su cui salgono le aspettative:
– hanno usato il gatto per la pubblicità, adesso se ne ricorderanno per le cure?
– si sarà ammalato per via della pubblicità che ha fatto?
– non oseranno continuare ad usare la pubblicità nel momento della sofferenza del gatto, vero?

Ovviamente sto esagerando col solo fine di farti porre molta attenzione.

Un ultimo esempio. Vicino a me c’è una gioielleria storica: “Sandro Gioelli” di Firenze che aveva una cane da guardia all’ingresso. La prima cosa che si vedeva, prima delle vetrine, c’era il cane.
Fermo. Tranquillo. Presente.
Per anni è stata “la gioielleria col cane”. Questo caratterizzava quella gioielleria e sicuramente divideva anche il pubblico, ma aveva una sua identità. Precisa. Ed è rimasta fino al momento in cui il cane è statpo in vita.

Data

Apr 11 2025

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