Rabbit R1 potrebbe essere lo il nuovo strumento digitale basato sulla A.I. (Intelligenza Artificiale) che mette per sempre a riposo il nostro cellulare. Oppure no.

In questo articolo vedremo pregi e difetti di questo dispositivo, ma soprattutto ragioneremo, come piace farlo a noi di Blu7, con la mente aperta, per conoscere le nuove soluzioni digitali ed il loro impatto sulla nostra vita. Il cellulare andrà in pensione, c’è solo da capire quando e chi lo accompagnerà.

Prima di qualsiasi analisi vediamo cosa è Rabbit R1.

Cosa è Rabbit R1?

Rabbit R1 è un aggeggio tecnologico quadrato, largo come il nostro cellulare, circa 8 cm, spesso più o meno come un cellulare di un paio di anni fa, circa 2 cm, un pulsante, una telecamere a 360 gradi ed uno schermo. Stop.
A lui parli e lui risponde e se gli chiedi di compiere una azione nel Mondo digitale, lui la svolge.
Questa è la sintesi più breve che mi è venuta, un po’ scarna, poco dettagliata, ma a me interessa altro.

Ti spiego come si usa solo per poi capire chi davvero lo utilizzarà.

Come si usa Rabbit R1?

Con la voce, principalmente. Su un lato dello scatolotto c’è un pulsante e, come dice Jesse Lyu, il fondatore del progetto, premi il pulsante, fai la domanda e Rabbit risponde in una frazione di secondo.
Hai presente Alexa o Siri, oppure “Ehy Google” o Cortana di Microsoft? In teoria parli agli assistenti vocali e loro rispondo o compiono azioni: ecco Rabbit R1 fa la stessa cosa, ma te lo porti a giro per strada e ci parli, senza selezionare le APP sul cellulare.

Secondo il video di presentazioni sembra in grado di “progettare un viaggio” e la parte nuova del progetto, sembra anche in grado di “prenotare gli alberghi che hai scelto”.

Insomma l’idea innovativa passa da questo concetto:

da avere un dispositivo per cercare ad un dispositivo per cercare e svolgere azioni

Alessandro Sottocornola

Perchè Si e Perchè No Rabbit R1

Proviamo ad immagine gli aspetti pratici.

Perchè Si Rabbit R1: a chi può essere utile uno strumento del genere?

In questa fase di sviluppo del web, in senso ampio, questo strumento lo vedo utile a chi ha impedimenti tecnologici o fisici nell’utilizzo ampio del web: persone non digitalizzate, per esempio anziani molto avanti con le età che non hanno la forza di poter apprendere nuove tecnologie (basti vedere le difficoltà nel gestire la SPID), penso alle persone con disabilità fisica, che non riescono a sopperire con il telefono perchè non abili, penso ai non vedenti, mi vengono in mente migranti che non conoscono la lingua e non gli basta la semplice traduzione simultanea.

Perchè No Rabbit R1: perchè non è utile uno strumento del genere?

Sempre in questo momento storico, preciso di sviluppo del digitale, i nostri nuovi cellulari non sono molto lontani da poter essere utilizzati già in codesto modo: ChatGPT troneggia sul mio cellulare, con la sua app a comando vocale da un paio di mesi.
La differenza è chè Rabbit R1, dopo la ricerca, ti mette la musica preferita, dopo averti trovato la ricetta, “fa cose” tipo: farti la spesa di quegli ingredienti, prenotarti l’hotel, comprarti la conzone su Spotify.

Forse.

Passiamo dai dubbi, alla tecnologia e al Marketing.

I dubbi su Rabbit R1

I dubbi su questo strumento sono di due tipi:

  1. non supporta la lingua italiana
  2. dove sono i miei dati

Non supporta la lingua italiana.
Andiamo sempre più velocemente verso l’utilizzo della lingua inglese, ma ad oggi, vedendo le persone che, come ho scritto sopra, potrebbero essere interessate al suo acquisto la lingua italiana domina.
E per tutti le A.I. basate sul linguaggio, una istruzione deve essere la più precisa possibile (per questo ci sono persone come noi in Blu7 che studiano i prompt, i comandi da dare alle A.I., perchè le istruzioni non sono tutte uguali, nemmeno simili, sono o precise o non funzionano).
L’italiano lo traduce e quindi lo “supporta”, ma non è nativo ed essendo una macchina è impreciso.

Dove sono i miei dati
Rabbit R1 su questo aspetto genera in me dei dubbi molto rilevanti. Il fondatore sostiene di non conservare i dati da nessuna parte.
Per farti ascoltare la musica Rabbit R1 si collega al tuo Spotify quindi i dati li gestisce Spotify, lui si collega e basta e fin qui ok. Questo è vero.
(ok fino ad un certo punto perchè per collegarlo allo Spotify non basta un comando vocale “connettiti”, ma serve un pc che si collega tramite APi al tuo dispositivo …. comunque si può fare e lo si deve fare per ogni APPlicazione che vuoi che poi svolga una azione per te: booking, la banca, il ristorante o theFork etc etc).

Ma soprattutto Rabbit R1 impara ascoltandoti e ripetendo certe azioni. Per “imparare”, scusami il termine davvero al limite del possibile, da qualche parte dovrà pur tenere i tuoi dati che non sono nello scatolotto grosso come un Mini Toast.
Dove sono i miei dati? Chi li gestisce? Se chiedessi di dimenticarli come faccio a farglielo fare?

Dove si compra e quanto costa Rabbit R1?

Rabbit R1 costa poco, per quel che promette di fare, ovvero 199 dollari e si compra “in pre-ordine” al suo sito: https://www.rabbit.tech/

A questo dovrai aggiungere una sim e il costo di collegamento dati, in Italia arriverà tra pochi mesi, forse a primavera.

Marketing e Rabbit R1

Qui entrano in campo le nostre riflessioni ad alta voce.

1) E’ un dispositivo Simpatico, con un colore sgargiante: arancione. Fa simpatia questo gioco ad essere moderno con un design retrò, il marketing retrò che citavamo in un precedente articolo.

2) La presentazione è in stile USA, ma è davvero lunga (25 minuti) e a tratti noiosa, la puoi vedere qui:

3) Il suo lancio che si contrappone agli smartphone ci fa dubitare. Mettere in dubbio una certezza è davvero un azzardo: o si è estremamente sicuri o estramente incoscienti.
Poteva essere rappresentato come qualcosa di nuovo senza contrapporsi, sarebbe stato naturale l’avvicendamento al cellulare o meglio ancora farlo vedere nelle soluzioni che lo smartphone non riesce a gestire: pensiamolo in mano ad una persona ipovedente che riesce a compiere nuove azioni grazie al dispositivo.

4) Il prezzo. Un prezzo assolutamente entry level, negli USA 199 dollari non sono nulla, poco più di una pizza per 3 persone. Un prezzo schiacciato al limite del costo per non avere ostacoli nella sua introduzione e non dare tempo agli altri di poter recuperare. A meno che tu non ti chiami Apple o Google….

5) Il simpatico Armand Federico ci ha fatto notare che il nome non è proprio dei più felici o esclusivi.
Sempre come Rabbit, se lo Googliamo, se lo cerchiamo sul web, appaiono molti altri strumenti: una poltrona famosa, un macina sale/pepe, ma anche i pupazzi a forma di conigli e un giocattolo sexy.

6) Non è stato spiegato per bene quanta sia la liberta di ricerca che ha intresinca il dispositivo e quanto invece non percorra per tutti gli utenti sempre il solito per corso, per finire poi in un nuovo mondo monopolista dei risultati (leggi Google).
Se è davvero libero nelle sue scelte e suggerimenti potevano spingere molto di più su questo tema.

In conclusione ci piace pensare che la tecnologia si evolva sempre, che alcune tecnologie cambiano o spariscono solo se arriva qualcosa davvero nuovo e unico, il dubbio che questa sia ancora una Intelligenza Artificiale acerba, applicata ad una tecnologia scarsa, ci rimane.

Blu7 Agenzia di Marketing e Pubblicità a Firenze.

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