Il mese di giugno è dedicato al Pride, cioè alla causa color arcobaleno. Da tempo, sappiamo che questo è il momento dell’anno in cui hanno luogo numerose manifestazioni nelle maggiori città italiane: giovani e adulti si riuniscono per sostenere i diritti e la libertà dell’amore in ogni sua forma.

C’è una spiccata sensibilità al riguardo da parte delle aziende, soprattutto quelle che operano nell’ambito della moda. Vedremo, allora, l’iniziativa della maison Versace. E per cambiare completamente ambito, esamineremo anche la comunicazione fatta per l’occasione da parte di un colosso in ambito farmaceutico, cioè Bayer.

Bayer per il Pride 2022

Bayer Italia è stata sponsor del Milano Pride 2022. Durante il mese di giugno, sono state organizzati manifestazioni e attività, idealmente conclusi dalla parata del 2 luglio.

In questo arco di tempo, Bayer ha fatto due cose: ha cambiato in via temporanea il proprio logo e ha avviato la campagna #PrideWithUs.

Per quel che riguarda il logo, non si è trattato d’altro che di un cambio di colore: i classici bianco, azzurro e verde di Bayer sono diventati un arcobaleno. Lo stesso logo nella sua variante dell’occasione è stato indossato dal team aziendale, durante gli eventi in città.

Piuttosto, l’iniziativa #PrideWithUs ha avuto luogo sui social media aziendali ed è stato un modo per coinvolgere il pubblico in maniera attiva. È stato invitato, materialmente, a condividere messaggi e idee, parole e pensieri che l’azienda ha raccolto anche in DM e ha mostrato alla parata conclusiva del Pride di Milano. 

Insomma, quello di Bayer è stato un vero e proprio invito a far sentire la propria voce. Nel frattempo, però, sempre attraverso i canali social, l’azienda si è impegnata a trattare tematiche affini alla questione dei diritti e dell’inclusività pro LGBTQIAP+. 

Ha diffuso dati molto interessanti per quel che riguarda il Bel Paese, soprattutto in relazione al coming out. Da un punto di vista psicologico e, di conseguenza, sociale, fare coming out si rivela un’operazione poco semplice, per nulla lineare, un’azione da compiere o non compiere a seconda dei contesti in cui ci si muove.

Grazie al contributo dell’Istat e dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni, Bayer Italia ha segnalato che per 1 persona su 5 fare coming out su lavoro è stato d’intralcio per la carriera e ha generato gravi difficoltà (discriminazione, mobbing, ecc). 

Ciò fa riflettere, anche ragionando in termini più estesi. Normalmente, Bayer imposta la propria comunicazione digitale sulla trattazione, semplice, di tematiche relative alla salute. 

Di primo impatto, possiamo affermare che i contenuti pubblicati online a giugno hanno di sicuro messo in luce la posizione di Bayer rispetto alla questione LGBTQIAP+. Ma il riferimento indiretto, soprattutto trattando di coming out, è rivolto al benessere psicofisico nel contesto lavorativo. Il tema riguarda tutti ed è sicuramente molto “hot”.

Versace per il Pride

Visitate l’account Instagram di Donatella Versace e leggerete: #Equality. Nessun altro hashtag, nemmeno riferibile alla moda. Il brand Versace poteva mai essere insensibile al Pride? Certo che no. Per l’appunto, la personalità trainante è quella di Donatella, volto del brand e anche uno dei più noti in Italia per il sostegno alla causa LGBTQIAP+.

Per il mese di giugno del 2022, la maison ha lanciato addirittura una collezione apposita, che ha avuto Cher come testimonial d’eccezione. Infatti, suddetta collezione è stata battezzata con il nome Chersace ed è stata presentata anche sul profilo Instagram della cantautrice e attrice statunitense.

Perché Cher? Così come Madonna, Cher è considerata una delle maggiori incone gay del mondo. Non perché lo sia, anzi. Ricordiamo che si è sposata più volte, una volta anche con Sonny Bono, uomo in apparenza meno progressista della moglie. 

Cher vanta una carriera nel mondo dello spettacolo davvero lunga e variegata. A farla diventare un’icona gay è stato, prima di tutto, il successo di Silkwood. Il film è del 1983 e ha visto Cher interpretare una donna lesbica e ottenere una nomination al Premio Oscar.

In secondo luogo, Cher ha sempre pubblicamente difeso e sostenuto la lotta degli omosessuali per i propri diritti. E, oltre a ciò, ha condiviso la vicenda vissuta in prima persona e che riguarda il figlio Chaz Bono (nato Chastity Sun Bono), che ha compiuto la transizione dal genere femminile al genere maschile a partire dal 2008.

Detto questo, parte del ricavato della collezione Chersace è andata a Gender Spectrum, un’organizzazione con sede in California che ha sposato la missione di contribuire a rendere il mondo più “gender sensitive” in particolar modo per bambini e giovani, rivolgendosi in primo luogo alle famiglie. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.