Dalla lettura di un bel libro, Brave New Work di Aaron Dignan, ricaviamo volentieri un paragrafo che abbiamo deciso di intitolare: Il paradosso della Responsabilità: semaforo e rotatoria.

Pensiamoci insieme.

Se chiediamo alle persone di farci indicare cosa percepiscono come più sicuro ad un incrocio stradale regolato da un semaforo o da una rotatoria o detta anche rotonda, il semaforo è leggermente preferito.

Ecco subito le risposte tecniche perchè sono molto più interessanti le riflessioni di pensiero alla fine del testo.

Se analizziamo i dati reali, confrontando questi due metodi di gestione del traffico vediamo che le rotatorie riducono del 75% le collisioni con feriti e del 90% quelle con i morti rispetto ai semafori, riducono i rallentamenti dell’89% e non ultimo hanno costi di manutenzione dimezzati e funzionano anche in caso di Black Out.

Prima di avere una conclusione interessante, però, facciamo un altro passaggio, una analisi dei due sistemi di regolamentazione del traffico.

Il Semaforo: il primo concorrente al paradosso

Premessa per “sistema operativo” menzionato qui sotto non mi riferisco ad un software, ma piuttosto alle prassi, politiche, processi, procedure, rituali e norme che definiscono la realtà quotidiana lavorativa.

Consideriamo il Semaforo un Sistema Operativo che risponde a questi presupposti:

La Rotatoria: la seconda concorrente al paradosso

Consideriamo la Rotatoria un Sistema Operativo che risponde a questi presupposti:

Il Paradosso della Responsabilità

Il semaforo è un paradosso perchè comunque infonde sicurezza non giustificata. Perchè?

In realtà è il rapporto che abbiamo con gli altri umani che ci fa fare questa scelta. Nella rotatoria è necessario che tutti i soggetti si assumino una piccola parte di responsabilità e partecipazione. Nel semaforo no, abbiamo delegato che qualcuno si assuma la responsabilità della scelta se attraversare e quando.

Un sistema semaforico è molto rigido, non c’è interpretazione (quando si decide di “provare a passare con il giallo o arancione è quando succedono i disastri”).

Portiamoci al mondo del lavoro.

Chi ha deciso che per tutte le aziende il sistema migliore di funzionamento debba essere rigidissimo? Dove è scritto che con una catena di Manager, Bilanci, Valutazioni strette delle singole prestazioni, regole certe date ai singoli e di fatto sollevamento dalla assunzioni di piccole continue responsabilità e scelte sia il modello giusto?

Nel libro di Aaron Dignan si afferma che la vera sfida del XXI secolo non è trovare leader più capaci o perseguire maggiore efficienza e crescita per se stesse (le aziende), ma piuttosto affrontare la resistenza al cambiamento e le limitazioni imposte dai nostri stessi modelli mentali e sistemi organizzativi.

Noi invece riproponiamo un altro aspetto importante:

Quando l’azienda va bene: “Non si fanno cambiamenti, altrimenti rischiamo di fare danni”.
Quando l’azienda va male: “Già si lavora poco, rischiare anche un cambiamento è da pazzi. Così si chiude”.

Noi sosteniamo che entrambe le frasi portano alla chiusura. Il cambiamento fa parte del processo.
Da semafori a rotonde.

PS A proposito di Responsabilità, non dimenticare di andare a leggerti i suggerimenti per fare un ottimo
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