Giornata Mondiale contro il Lavoro Minorile
La Giornata mondiale contro il lavoro minorile si celebra il 12 giugno. È una manifestazione che vuole rendere consapevoli i cittadini di tutto il mondo dell’esistenza di una piaga sociale ancora non sanata: per l’appunto, l’impiego di bambini e adolescenti in attività lavorative di vario genere, svolte in condizioni disumane e di schiavitù.
Perché è necessaria la Giornata contro il lavoro minorile
Il problema dello sfruttamento minorile c’è e non è risolto. Ecco perché la Giornata mondiale contro il lavoro minorile deve essere portata all’attenzione di tutti, soprattutto di noi abitanti dell’Occidente.
Sembra un’assurdità, ma secondo i rapporti relativi all’anno 2020, la lotta contro il lavoro minorile ha subito un’importante battuta d’arresto. In altre parole, il numero di minori in stato di sfruttamento è andato aumentando.
Secondo quanto riporta lo studio Child Labour: Global estimates 2020, trends and the road forward, attualmente ci sono circa 152 milioni di bambini, nel mondo, impegnati in attività lavorative e di sfruttamento, anche pericolose della loro integrità fisica e morale.
Il 60% di essi è situato nei paesi dell’Asia, 100 milioni lavorano nell’industria del tessile che veste il mondo occidentale.
Neanche a dirlo, la crisi economica causata dalla pandemia da Covid-19 ha di certo contribuito a far salire questo numero.
Il rapporto è stato presentato in occasione della Giornata mondiale del 2021 da UNICEF e OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro). Il 2021, tra l’altro, è stato anche Anno internazionale per l’eliminazione del lavoro minorile e fa ancora più effetto leggere il dato allarmante, appena riportato.
La prossima giornata del 12 giugno sarà senza dubbio volta a ribadire le intenzioni esposte nel corso dell’anno precedente:
- sensibilizzare al problema del lavoro tutta la società civile;
- incentivare scelte etiche, per contrastare le attività economiche che sfruttano i minori;
- promuovere iniziative concrete per salvaguardare tutti i diritti di tutti bambini e adolescenti del mondo.
Le aziende contro il lavoro minorile
Purtroppo, sono e sono stati non pochi i grandi marchi coinvolti in gravissime azioni di sfruttamento minorile, in diversi settori. Come già accennato, la maggior parte dei bambini sfruttati è adoperata nell’industria tessile.
Tuttavia, vuoi per la diffusione dello scandalo relativo ai famosi brand e vuoi per la maggiore attenzione verso le questioni ambientali, l’industria tessile si sta dando da fare per produrre in modo etico al 100%.
Cosa vuol dire produrre in modo etico? Vuol dire che stanno nascendo, finalmente, aziende che rispettano le persone, la natura e gli animali. Talvolta, la virtuosità di queste nuove forme di imprenditoria è attestata da certificazioni ambientali e/o sociali.
Per citarne alcune, tra quelle che rivolgono un’attenzione particolare alle condizioni di lavoro dei dipendenti, possiamo citare:
- Equo garantito – applicazione in Italia;
- Fairtrade;
- Fair Wear Foundation;
- SA800.
È chiaro che i valori che ispirano le aziende certificate sono bene diversi da quelli di alcuni grandi brand, che in genere possiamo ricondurre alla cosiddetta Fast Fashion. Le parole chiave sono etica, ecologia, cruently-free e Slow Fashion.
E per comprendere quanta attenzione l’economia etica stia ricevendo, negli ultimi tempi, dall’opinione pubblica, basta dare un’occhiata a Instagram.
L’hashtag #slowfashion occorre in circa 13 milioni di post e reel. Ad analizzare i contenuti, che globalmente c’è più sensibilità ai valori etici e che le attività imprenditoriali rispettose dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente sono piccole, ma in costante crescita.